Michela Maggi
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Progetto di Tesi
Abstract
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“Abbiamo bisogno delle bambine ribelli?
Girlhood e rappresentazioni di genere in Good Night Stories for Rebel Girls”
Il mio lavoro parte dallo studio di un particolare fenomeno editoriale e mediatico, il volume illustrato Good Night Stories for Rebel Girls (Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli, pubblicato in Italia nel 2017 da Mondadori). Si tratta di un progetto bottom up e, nello specifico, del libro inedito più finanziato nella storia, tramite la piattaforma statunitense di crowdfunding Kickstarter.
Ho cercato di comprendere le ragioni che hanno spinto la community online a riporre fiducia nel progetto, ancor prima della sua realizzazione. Ho approfondito i contenuti, i linguaggi, le strategie vincenti messe in campo dalle autrici Elena Favilli e Francesca Cavallo. Sono state presentate anche le principali critiche mosse a questa operazione, costituitasi in un vero e proprio brand.
Tramite la somministrazione di un questionario in lingua inglese al fandom di Rebel Girls, su gruppi Facebook italiani ed internazionali, The Rebel Girls Movement e Bambine Ribelli, ho cercato di scoprire il target a cui si rivolgono le 100 biografie strutturate in formato fiaba, su donne realmente esistite o ancora in vita. Ho tentato di cogliere il tessuto valoriale attorno a cui si stringono i lettori di queste storie e di cogliere qualche spunto sul Femminismo ribelle e 2.0. Il survey online tenta di recuperare la dimensione qualitativa e quantitativa e di comprendere meglio il gradimento dell’audience, le modalità di lettura, il livello di engagement e il legame tra i volumi delle Bambine Ribelli e la rappresentazione attuale del femminile in vari prodotti mediatici (film, serie tv, cartoni ecc).
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Questo lavoro si inserisce in una riflessione più ampia, presentata in apertura, su concetti teorici elaborati da studiosi di Gender Studies e Media Studies sulla Girlhood, come quelli di genere, sesso, identità, archetipi femminili e stereotipi. La mia ricerca aspira ad afferrare, pur parzialmente, come si concilino fatti sociali, immagini al femminile e femminismi ed afferma l’esigenza del coinvolgimento del punto di vista e della voce maschile, storicamente fuori da queste tematiche, per varie ragioni e istanze. Il fine ultimo è quello di portare un contributo al dibattito, monitorare gli sviluppi di un racconto che si fa progressivamente più complesso e disancorato da rappresentazioni anacronistiche, ma anche di testimoniare, al tempo stesso, l’ascesa di nuove separazioni tra i generi, l’emergere di inediti stereotipi ed esclusioni. Nella parte teorica e nel questionario verrà proposta altresì una riflessione sul termine ‘ribellione’, sulla sua forza nel recente e attuale storytelling sull’empowerment e sull’annosa tendenza ad imporre un modo di essere, di porsi e di raccontarsi a bambine, donne e ragazze.